Nel campo della medicina estetica vi si trovano numerosi trattamenti destinati al ringiovanimento del viso. Ognuno di questi viene eseguito tramite una tecnica specifica e mediante l’utilizzo di sostanze differenti. Ecco perché, in base al trattamento scelto, si potranno apprezzare risultati singolari.
La soluzione più utilizzata e conosciuta in medicina estetica è senza dubbio l’acido ialuronico. Questa sostanza infatti, è in grado di compattare la pelle stimolando la produzione di nuove fibre di collagene. In altre parole, aiuta l’organismo a rallentare i processi d’invecchiamento, donando un aspetto più giovane e fresco alla pelle.
Tuttavia, l’acido ialuronico non è l’unica sostanza che promette grandi risultati. In questa guida infatti, andremo alla scoperta dell’acido polilattico. Difatti, nonostante se ne senta parlare relativamente poco, le sue proprietà sono eccellenti per garantire benefici evidenti sulla pelle.
Acido polilattico: ecco di che cosa si tratta
L’acido polilattico, noto anche come polilattato, è un polimero appartenente all’acido lattico di origine sintetica. I suoi principi attivi lo rendono una sostanza ampiamente utilizzata nel mondo della medicina estetica, poiché consente di ridurre diversi inestetismi cutanei. Segni come le rughe, le cicatrici dovute all’acne, solchi, pieghe ed occhiaie vengono trattati con l’acido lipolattico, che ne riduce l’evidenza.
La sua diluizione in acqua sterile crea una sostanza che viene iniettata nello strato sub-dermico del paziente. Il processo vede l’impiego di aghi molto sottili e di infiltrazioni molto lente, di modo da garantire una distribuzione uniforme della soluzione. Il compito dell’acido polilattico è quello di stimolare la produzione di collagene, una proteina che compone i tessuti cutanei.
Questo processo assicura un aspetto più compatto, tonico e levigato alla pelle, con la riduzione dei segni dell’invecchiamento cutaneo. Tuttavia, il trattamento non prevede risultati immediati, poiché la produzione di nuovo collagene avviene in modo progressivo. In altre parole, saranno necessarie dalle 4 alle 6 settimane per poter apprezzare i benefici ed i miglioramenti.
Bioristrutturazione viso all’acido polilattico
L’acido polilattico trova il suo maggior impiego in un trattamento ringiovanente noto come bioristrutturazione. Questa tecnica è utile per riattivare i processi di rinnovamento cellulare tramite la biostimolazione e la biorigenerazione.
La procedura si svolge in regime ambulatoriale, in quanto risulta essere molto poco invasiva per il paziente. Difatti, non sarà necessaria l’applicazione di nessun prodotto anestetizzante. Il trattamento prevede l’iniezione di una soluzione contenente vitamine, antiossidanti, aminoacidi, acido ialuronico e acido polilattico.
Queste sostanze, oltre ad essere estremamente sicure per la salute del paziente, sono anche riassorbibili. In altre parole, i risultati ottenuti dal trattamento non saranno permanenti, ma di lunga durata. Con il trascorrere dei mesi infatti, le sostanze verranno riassorbite dalla pelle.
Ad ogni modo, le punture verranno eseguite con aghi molto sottili, così da poter raggiungere solo il derma superficiale. Oltre a ringiovanire il viso, questa pratica trova il suo impiego anche per il décolleté ed il collo. La bioristrutturazione si svolge in tempistiche piuttosto rapide, ed i sintomi associati alle infiltrazioni sono di lieve entità.
In alcuni casi è possibile che il medico estetico consigli al paziente di sottoporsi precedentemente al trattamento del peeling. Questo è molto utile per preparare la pelle alla procedura e per ottenere risultati più evidenti e soddisfacenti.
I risultati e le controindicazioni
Come anticipato, i benefici della bioristrutturazione con acido polilattico non sono immediati. La pelle infatti, ha bisogno di tempo per reagire alle sostanze iniettate tramite le punture. I risultati quindi, si potranno apprezzare quando i fibroblasti stimolati avranno iniziato a produrre nuove fibre di collagene.
Ad ogni modo, i benefici visibili sulla pelle del viso sono numerosi. L’epidermide apparirà più compatta, tonica e levigata, con una riduzione delle rughe e dei solchi. Inoltre, si potrà notare un aumento volumetrico del derma, grazie alla presenza di acqua all’interno della soluzione infiltrata.
Tuttavia, nonostante non si tratti di risultati permanenti, la durata dell’effetto dipende da alcuni fattori:
- Tipologia di soluzione utilizzata per le infiltrazioni;
- La zona trattata e l’inestetismo cutaneo da migliorare;
- Esposizione ai raggi UV, livello di idratazione della pelle, fumo di sigaretta;
- Sedute di mantenimento.
Per quanto concerne le controindicazioni invece, gli unici casi in cui la bioristrutturazione è sconsigliabile sono in presenza di rughe molto sottili o nel trattamento del contorno labbra ed occhi. Inoltre, è preferibile evitare di sottoporsi a questa pratica durante la gravidanza o in presenza di patologie dermatologiche di un certo livello.
Ecco perché, prima di sottoporsi al trattamento, è essenziale che il medico estetico abbia la possibilità di conoscere la storia clinica del paziente. In questo modo il professionista avrà la possibilità di fare le dovute valutazioni e di intraprendere la tecnica più idonea alle esigenze del paziente. A tal proposito ci teniamo a ricordare ai nostri lettori che presso lo studio Papini Medicina Estetica a Torino la prima visita è gratuita.
Infine, onde evitare di compromettere l’efficacia del trattamento, è sconsigliabile esporsi ai raggi solari nei giorni immediatamente successivi alla seduta di bioristrutturazione.